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Tensione Biden-Putin sull’Ucraina: si rischia veramente la guerra?

Poche settimane fa Putin ha schierato circa 100.000 soldati al confine tra Russia e Ucraina. È scontro con Biden.

Poche settimane fa Putin ha schierato circa 100.000 soldati al confine tra Russia e Ucraina. È scontro con Biden.

Resta altissima la tensione al confine tra Russia e Ucraina, dove da settimane Putin ha schierato circa 100.000 soldati, alimentando i timori di una possibile aggressione nei confronti di Kiev. Venerdì 17 dicembre il Ministero degli Esteri russo ha pubblicato una serie di richieste a NATO e Stati Uniti con l’obiettivo di allentare le tensioni in corso e migliorare le relazioni tra le parti. Si tratta di un vero e proprio Trattato di Pace e Non Aggressione.

Tra le richieste fatte dalla Russia c’è l’interruzione di tutte le attività militari che la NATO sta portando avanti in Europa Orientale, nel Caucaso e nell’Asia Centrale, ovvero in tutti quei paesi che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Mosca richiede a Washington di disconoscere le conclusioni del vertice di Bucarest (2008), quando l’Alleanza Atlantica aveva avviato la politica della “porta aperta” per Georgia e Ucraina. Oggi Putin teme che l’Ucraina sia sempre più vicina all’orbita occidentale e che di conseguenza le minacce alla sicurezza russa diventino sempre maggiori. La Russia soffre di una “sindrome dell’accerchiamento” dal 1997, anno in cui ha avuto inizio l’espansione della NATO verso Oriente. Nel dettaglio, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca hanno aderito all’Alleanza nel 1999, seguite, nel 2004, da Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia e dalle ex repubbliche sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania. Negli anni successivi, sono entrati a far parte anche Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord, portando il totale dei membri a 30 nazioni.

Nei documenti diffusi da Mosca c’è anche un punto dedicato al nucleare: “le parti evitino il dispiegamento, sia all’interno dei propri confini che al di fuori, di missili a medio raggio che potrebbero colpire il territorio dell’altro paese e ritirino tutte le armi nucleari che sono state dispiegate in paesi esteri”. Stando al parere di molti analisti statunitensi, le proposte sono andate ben oltre la normalizzazione dell’attuale conflitto tra le forze governative ucraine e i separatisti filorussi nell’Ucraina Orientale. È chiaro che Joe Biden non firmerà alcun documento. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki si è limitata a dire che gli Stati Uniti “non comprometteranno i principi chiave su cui è costruita la sicurezza europea, compreso il fatto che tutti i paesi hanno il diritto di decidere il proprio futuro e la propria politica estera, liberi da interferenze esterne”.

Da diversi anni gli Stati Uniti hanno appaltato il contenimento della Russia ai Paesi Baltici, alla Polonia e alla Romania. Tutti questi paesi sono animati da una consistente “russofobia” e temono di finire sotto l’influenza della Russia, come negli anni della Guerra Fredda e del dominio dell’Unione Sovietica in Europa Orientale. La Russia è incapace di difendersi con efficacia perché si estende su un territorio troppo vasto e pianeggiante. Ed è per questo che cerca di allontanare la propria prima linea di difesa, cercando di spingere verso il cuore del continente europeo. Se l’Ucraina aderisse alla NATO, la Russia avrebbe il nemico a pochi chilometri dai propri confini. Una linea rossa che Putin non vuole veder superata. Di qui il tentativo disperato di ammassare migliaia di soldati lungo la frontiera e di richiedere la firma del Trattato di non Aggressione. Mosca sarebbe addirittura disposta ad entrare in guerra se l’Ucraina entrasse nell’Alleanza Atlantica. Pur consapevole di non avere le capacità militari per occupare l’intera Ucraina, Putin dovrebbe necessariamente reagire e lanciare un segnale.

Joe Biden ha minacciato durissime sanzioni economiche nei confronti della Russia, in caso di invasione dell’Ucraina. Tra queste: esclusione di Mosca dal sistema internazionale dei pagamenti; embargo; blocco di qualsiasi forma di investimento straniero. Dal canto loro, gli Stati Uniti non avrebbero alcun vantaggio ad affrontare una guerra con la Russia e mirano piuttosto a conservare lo status quo in Europa. L’inizio di un conflitto in Europa Orientale distrarrebbe Washington dall’Indo-Pacifico, quadrante decisivo dove si registra una competizione sempre più pressante con la Cina.

Gli Stati Uniti propongono di allentare la tensione, nella consapevolezza che dall’altra parte non ci sia realmente la volontà di andare fino in fondo con un’aggressione militare.

L’esito più probabile di questa crisi è la conservazione dell’attuale status quo.

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