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L’Occidente alla prova della Cina del “nuovo Mao”

L’UE sarà in grado di controbilanciare il potere espresso da Xi Jinping?

L’UE sarà in grado di controbilanciare il potere espresso da Xi Jinping?

“La Cina è un’opportunità ma anche un pericolo, qualcosa che deve essere maneggiato con sufficiente attenzione”. Con queste parole, Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, ha lanciato un monito di fronte al progetto espansionistico che una superpotenza come la Cina sta mettendo in campo oggi. L’occasione è stata la presentazione, al Centro Studi Americani di Roma, del suo nuovo libro “Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi”. Tra i partecipanti all’incontro, oltre all’autore, anche Carlo Calenda, fondatore e leader di Azione, Marcello Foa, presidente Rai e Massimiliano Smeriglio, eurodeputato Pd. A moderare l’incontro Marco Frittella, giornalista Rai. 

Sangiuliano, già autore delle biografie di Hillary Clinton, Putin e Trump, sostiene che il vissuto e il portato storico dei grandi leader abbiano un peso decisivo su ciò che quei leader fanno quotidianamente, una volta al potere. Non si può capire la Cina di oggi se non si conosce la storia di Xi Jinping. Il suo vissuto parla chiaro. Quando ancora non era un ragazzo, suo padre, come tanti dirigenti del partito all’epoca, cadde in disgrazia presso Mao. Xi fu rinchiuso in un campo di detenzione e costretto ai lavori forzati. Per ben dieci volte gli venne negata l’iscrizione al partito e all’università, che allora significava diventare apolide. Per paradosso, il leader cinese ha assorbito le logiche imperiali e dispotiche di Mao e oggi mette in pratica quelle stesse logiche di privazione, negando diritti civili e diritti umani in Cina. 

In nome dell’efficienza di governo e del bene della nazione, Xi Jinping ha blindato il suo potere. Il presidente cinese ha dichiarato che il ventunesimo secolo dovrà essere “il secolo del sogno cinese”. Il ventesimo secolo si è sviluppato in quanto “secolo del sogno americano”: gli Stati Uniti hanno vinto due conflitti mondiali ed hanno esportato nel mondo il loro modello culturale. Allo stesso modo la Cina, nel ventunesimo secolo, vuole aspirare ad essere il paese di riferimento per una gran parte del mondo. Gennaro Sangiuliano dichiara che:

Il potere accumulato da Xi Jinping è pari se non superiore a quello di Mao. Xi detiene nelle sue mani i tre incarichi apicali del potere cinese: è al tempo stesso presidente della Repubblica popolare cinese, presidente della Commissione militare e segretario del Partito comunista cinese (Pcc). È anche a capo del Comitato per la cyber security poiché “non avere sicurezza su Internet equivale a non avere sicurezza nazionale”, come ha affermato lo stesso Xi. Ha un potere assolutistico, quasi monarchico. E può contare su un culto della personalità che è stato riservato solo a Mao nel dopoguerra. 

In effetti, da quando una riforma costituzionale votata dall’ Assemblea nazionale del popolo ha cancellato il limite massimo dei due mandati presidenziali, Xi è di fatto diventato “presidente a vita” e da molti è considerato il “nuovo Mao”. Il limite fu introdotto da Deng Xiaoping nel 1976, per evitare che la Cina vivesse nuovamente una stagione assolutista. Secondo l’autore del libro, sulla personalità di Xi Jinping “si sconta un’eccessiva benevolenza da parte dei media internazionali e dei media italiani”. Il riferimento è alla recente frase di Xi Jinping: “Chiunque si dedichi al separatismo in qualsiasi parte della Cina sarà ridotto in polvere e fatto a pezzi”, una frase sulla quale, secondo Sangiuliano, non ci sarebbe stata un’energica alzata di scudi. Un tema su cui anche Marcello Foa si sofferma. Secondo il presidente RAI, esiste infatti un problema oggettivo di diritti umani in Cina ed è “necessario fare di tutto perché democrazia e stato di diritto siano motivo di pressione positiva nei confronti della Cina perché senza quei valori non ci sarebbe la nostra civiltà”.  

Carlo Calenda ha posto l’accento sui rapporti tra UE e Cina. In particolare ha riportato la definizione della Commissione Europea, secondo cui “la Cina è simultaneamente un partner, un competitor sulle tecnologie ed un rivale in quanto promotrice di un modello non democratico alternativo al nostro”. Il modo in cui la Cina sta gestendo la sua capacità di proiezione è tutt’altro che Soft Power. Investendo ingenti somme di denaro nei paesi dell’Est Europa, i cinesi di fatto esercitano un potere di interdizione molto significativo sul Consiglio Europeo, dove le decisioni vengono prese all’unanimità. Una minaccia strategica che, secondo Calenda, sarebbe aggravata dal progetto cinese One Belt One Road: “Un progetto di espansionismo che si propone di fornire infrastrutture in cambio di un indebitamento colossale, che spesso porta alla proprietà cinese delle infrastrutture in via indiretta o al landgrabbing”. Di fronte alla politica messa in campo da Xi Jinping, l’Italia e l’Unione Europea devono costruire, oltre ad un sistema di relazioni, un sistema di difesa. Va in questa direzione la proposta lanciata da Italia, Francia e Germania durante la scorsa legislatura riguardo ad un possibile scrutinio (golden power) sulle acquisizioni tecnologiche da parte della Cina, un fatto che pone un problema di natura strategica in Europa. 

Già da tempo la Cina nutre l’obiettivo di realizzare un progetto egemonico sul nostro continente, cercando di insinuarsi pian piano nelle maglie delle economie occidentali. La Bank People of China (la Banca Centrale Cinese) possiede oggi buone percentuali di diverse aziende europee. Per quanto riguarda l’Italia, il Dragone ha la proprietà del 2% di Eni, Enel, Monte Paschi, Generali e di circa il 35% di CDP Reti, la società che controlla le reti energetiche del nostro Paese. “Per la Banca d’Italia o qualunque altra banca oggi non sarebbe possibile comportarsi in questo modo in Cina”, afferma il direttore del tg2. Questo perché non c’è reciprocità nei rapporti economici e commerciali tra la Cina e gli altri paesi. Un elemento che spiega perché oggi il colosso asiatico non può essere considerato un’economia di mercato.   

Anche Massimiliano Smeriglio, eurodeputato del PD, sottolinea la necessità di reagire di fronte all’espansionismo del Dragone. L’Unione Europea si è dimostrata timida fino ad oggi ed ulteriori esitazioni rischierebbero di porre il vecchio continente in una condizione di subordine permanente. “ll limite dell’Unione Europea – afferma Smeriglio – risiede nel rimpallo continuo tra Commissione Europea, Consiglio e Parlamento. L’Ue ha tempi lentissimi di fronte ad una nazione come la Cina con una vocazione imperiale sul mondo”.

Il tema non è rinunciare alla democrazia ma ragionare su forme democratiche decidenti. Il panorama italiano da questo punto di vista è particolarmente esplicativo. Infatti, se facciamo riferimento ai dati recentemente diffusi dal Censis, osserviamo che il 48% degli italiani oggi dichiara che ci vorrebbe un “uomo forte al potere”, che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni. Il rapporto certifica come, in presenza di una crisi sistemica e di continui litigi al potere, si faccia largo il desiderio dell’uomo forte che faccia il bene della nazione.

Il cuore del dibattito è nel confronto tra Unione Europea e Cina. La colpa dell’Occidente è stata quella di credere che, attraverso il capitalismo e le merci, sarebbe arrivata la democrazia anche in Cina. Carlo Calenda sostiene che “oggi la Cina avrà anche un sistema di welfare, infrastrutture, e sviluppo ma si tratta comunque di un benessere molto divaricato fra classi sociali. Queste stesse divisioni sono presenti nelle democrazie, che con il tempo però riescono ad assorbirle. Le dittature no”.

Per comprendere al meglio la distanza tra il modello occidentale e la Cina in tema di democrazia, vale la pena menzionare un episodio avvenuto nel novembre 2016 tra l’allora premier italiano e il presidente cinese Xi Jinping, quando i due erano a cena in Sardegna insieme alle rispettive mogli. A fine pasto Renzi ha rivolto una domanda a Xi: ” Presidente, quando arriverete alla democrazia?”. Xi a quel punto ha risposto in modo deciso, evitando qualsiasi artificio diplomatico: “Democrazia? E perché? Perché dobbiamo evolvere verso un modello problematico? Noi abbiamo l’efficienza del potere e lo esercitiamo seguendo dei crono-programmi. Se vedo quello che è successo in Gran Bretagna con Brexit, quello che è successo alla Clinton in America, e quello che potrebbe succedere a lei con il referendum, mi domando: la democrazia è la soluzione migliore?”.

Per poter contrastare la Cina, è necessario includere tutto ciò nel nostro bagaglio di conoscenze. Se l’Occidente non vuole soccombere, dovrà essere in grado di abbandonare la strada della decadenza e di rifondarsi, ritrovando l’orgoglio dei suoi vecchi valori, dei valori della grande democrazia liberale. Dovrà essere in grado di dimostrare che democrazia ed efficienza possono andare di pari passo.  

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