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Le sanzioni contro la Russia funzioneranno?

Putin ha invaso l’Ucraina. La comunità internazionale ha scelto la via delle sanzioni.

Putin ha invaso l’Ucraina. La comunità internazionale ha scelto la via delle sanzioni.

La guerra torna in casa nostra. 31 anni dopo l’inizio delle guerre jugoslave, il continente europeo si ritrova coinvolto in un conflitto. Nonostante le smentite la Russia ha invaso l’Ucraina (clicca qui per sapere cosa voleva e cosa non ha ottenuto), puntando a rovesciare il regime di Zelensky ed a instaurare un regime fantoccio. In risposta a questo atto di aggressione, Stati Uniti ed Unione Europea hanno messo a punto delle sanzioni massicce e mirate. Ma queste sanzioni funzioneranno?

Le sanzioni coprono il settore finanziario, l’energia (raffinazione del petrolio), i trasporti, l’export di beni e finanziario, la politica dei visti e colpiscono personalità individuali vicine a Putin. Alcuni leader occidentali avevano parlato di escludere la Russia dal sistema bancario internazionale Swift, utilizzato da oltre 11mila istituti finanziari in oltre 200 paesi, ma per ora non hanno avanzato ufficialmente la richiesta.

Sarebbe una punizione molto pesante – probabilmente non sufficiente – ma è bene considerare che ci sarebbero conseguenze anche per le istituzioni finanziarie occidentali coinvolte. I costi sarebbero molto alti e i governi – già provati dalla recessione pandemica – dovrebbero rimediare alle perdite subite. Specialmente le banche europee sembrano contrarie a questo tipo di misura, considerando la perdita di miliardi di dollari per crediti concessi che non verrebbero ripagati. 

Il gas russo tra le sanzioni?

E poi c’è la questione del gas russo, da cui gran parte dei paesi europei è dipendente. Il gasdotto Nord Stream 2, che attraverso il Baltico collega Russia e Germania, non è ancora mai entrato in funzione. Visto il drastico peggioramento della situazione, il cancelliere tedesco Scholz ha bloccato il progetto. Da sempre gli Stati Uniti si oppongono a Nord Stream 2, temendo che l’Europa diventi troppo dipendente da Mosca dal punto di vista energetico.

Dove passa il gasdotto Nord Stream2

Inizialmente la Germania si è posta come capofila dei paesi prudenti. Berlino soddisfa infatti il 47% del suo fabbisogno di gas con le importazioni dalla Russia. Poco dietro c’è l’Italia, con il 45%. Sono addirittura più esposti alle forniture russe paesi europei come Finlandia, Lettonia (oltre il 90%) ed Austria (65%). Più defilata la Francia (poco meno del 25% grazie alle centrali nucleari). Gli Stati europei proveranno a diversificare i loro approvigionamenti energetici ma rifiutare il gas russo nel medio termine sarà molto difficile. Così come l’Europa dipende dal gas russo, allo stesso modo però la Russia dipende dal mercato europeo. Basti pensare che il bilancio statale di Mosca dipende per il 40% dalle vendite di idrocarburi (gas e petrolio) all’Europa.

“Fortezza Russia”: le sanzioni non spaventano

La Russia, tuttavia, sembra avere la capacità per resistere e compensare il danno economico. Negli ultimi anni Vladimir Putin ha corazzato la Russia di fronte alla possibilità di nuove sanzioni europee ed americane. In vista dell’invasione dell’Ucraina ha messo in conto le ritorsioni occidentali. La Banca Centrale russa detiene infatti circa 630 miliardi di riserve in oro e dollari, il debito pubblico e privato è ai minimi e l’abbandono del dollaro è in fase avanzata (le riserve in dollari sono crollate dal 50% del 2018 al 16% attuale a vantaggio di euro e yuan). 

Tutto ciò senza contare l’importanza economica e strategica dell’alleanza tra Russia e Cina, che negli ultimi anni è diventata sempre più solida. Sia Mosca che Pechino condividono l’obiettivo di smantellare l’ordine di sicurezza globale a guida USA e plasmarne uno nuovo. La Cina condivide la necessità di opporsi ad un ulteriore allargamento della NATO e chiedono all’Alleanza di abbandonare il suo approccio ispirato alla Guerra Fredda. Allo stesso modo la Russia sostiene il ruolo della Cina nell’Indo-Pacifico e condanna l’”interferenza” degli Stati Uniti nell’area.

Vladimir Putin e Xi Jinping

Putin vede l’invasione dell’Ucraina come un primo passo per contestare l’assetto europeo del post-Guerra Fredda. Fino ad oggi la Cina era rimasta cauta. Oggi spalleggia Mosca e rifiuta il termine “invasione”, definito come preconcetto. 

Russia-Cina: un’alleanza sempre più solida

Per capire le proporzioni dei rapporti tra Russia e Cina è utile menzionare il volume degli scambi commerciali tra le due potenze, che nel 2021 è aumentato a dismisura raggiungendo il livello record di circa 147 miliardi di dollari. I due paesi cooperano infatti nel campo energetico, militare, tecnologico, aerospaziale ed aeronautico.

Il 4 febbraio 2022 Putin ha incontrato il Presidente Xi Jinping a Pechino, inaugurando una nuova era nei rapporti tra le due potenze. Nel quadro del “Trattato di buon vicinato, amicizia e cooperazione”, le compagnie petrolifere Gazprom, Rosneft e China National Petroleum Corporation hanno firmato un accordo trentennale per aumentare del 60% l’esportazione di gas e petrolio verso la Cina.

L’accordo più strategico ha avuto come oggetto il gasdotto Power of Siberia 2, che collegherà la Russia alla Cina attraverso la Mongolia. Il progetto non prenderà vita prima di 10 anni ma avrebbe una capacità di esportazione pari a 50 miliardi di metri cubi/anno, ovvero 1,3 volte superiore a quella di Power of Siberia 1 (38 miliardi di metri cubi/anno).

Attraverso accordi commerciali e aiuti economici la Cina riuscirebbe a mitigare le conseguenze delle sanzioni occidentali. Le banche istituzionali cinesi potrebbero infatti prestare fondi direttamente alla Russia e alle sue imprese.

L’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali spingeranno Mosca sempre più verso l’orbita cinese (come dopo l’invasione della Crimea, quando la quota cinese del commercio estero russo è raddoppiata dal 10 al 20%) e verso est. Proprio ieri – 24 febbraio 2022 – Putin ha incontrato il Primo Ministro pakistano Imran Khan per discutere un nuovo accordo energetico. 

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